Lo sbarco nelle Americhe |
Intanto, scusate per il ritardo, ma non siamo riusciti ad aggiornare il blog per motivi tecnici. Ci penserà, per noi, Lorenzo, comodamente seduto su una delle sue quattro nuovissime sedie Ikea. L'immagine che vedete qua sopra è stata scattata al porto di Guayaquil (Ecuador), e riproduce le nostre amatissime cavalcature appena sballate dal container spedito a bordo di un rugginosissimo cargo battente bandiera panamense.
Pernottiamo a San Vincente e l'indomani, di buon mattino, puntiamo dritti verso la capitale, Quito, (queste le coordinate) dove siamo stati ospitati dai frati Comboniani.
Non è stata una vera e propria passeggiata, a causa dell'altitudine (2.263 metri sul livello del mare) e della pioggia che rende arduo l'ingresso in città, una metropoli in alta montagna composta da oltre due milioni di abitanti.
GPS % iPhone: prodigi del progresso... |
Non è una facile, questa: Quito si trova vicina all'Equatore (eh già, sennò Ecuador che vuol dire???) e il clima sarebbe anche temperato (per via dell'altezza), con escursioni termiche annue appena accennate. In genere le notti sono fresche ma le precipitazioni sono decisamente abbondanti.
Il giorno seguente, siamo al 30 ottobre, lo dedichiamo alla visita della città la mattina, mentre nel pomeriggio raggiungiamo l'Equatore.
Ecco Pierluigi all'Equatore |
Da Quito raggiungiamo Banos, tappa interamente immersa nel verse: durante il viaggio ci siamo gustati una spremuta di canna da zucchero fatta espressa. Arrivati a Banos rimaniamo colpiti dalla vocazione turistica del posto, ci sono alberghi con terme ed almeno una decina di noleggi di attrezzature per sport avventurosi tipo rafting, cayoning e mountain bike...
Siamo ospiti di una famiglia molto alternativa (lui neo-zelandese e lei australiana), con un nino ecuadoregno biondo come non mai: hanno deciso di realizzare un hotel interamente biologico e tutto fatto a mano chiamato casa verde.
La vista dall'hotel |
La terza tappa, il 1° novembre, ci porta da Banos a Cuenca, lambendo la foresta amazzonica lungo la E45 (che non sembra avere nulla in comune con la nostra vergognosa superstrada italiana), dove incontriamo un amico conosciuto da Rosario su Facebook. Franklin ha prenotato l'hotel e si presenta all'incontro con una KTM 990 Adventure nera.
Compilation di numeri... |
Lonely road... |
Siamo ormai ai piedi delle Ande, a un'altezza media di 2500 metri. E proprio i popoli andini stanno festeggiando in questi giorni un sacco delle loro ricorrenze, per cui decidiamo fermarci un giorno in più, vista poi l'accoglienza di Franklin, anche in previsione dell'attraversamento della prima frontiera del viaggio, quella col Perù.
La mattina a diporto ci conduce a visitare il parco nazionale Cajas, a quota 4.000, sopra Cuenca e finalmente proviamo il brivido di fare un viaggio nel cassone del pick-up del nostro ospite: pick-up che, da queste parti, è il mezzo di trasporto più usato, un po' come da noi la Vespa.
Pierluigi posa davanti all'info panel del parco |
Al ritorno, lungo la strada, Franklin ci fa accomodare in una locanda molto particolare, sorta in onore del vecchio Che Guevara. ci fa fare una sosta pranzo al locale "El Che", in cui il fondatore, René Cabrera, un vero fan dell'eroe di Cuba, ha praticamente costruito un museo. Il cibo è buonissimo, i camerieri sono tutti vestiti come il Che e i prezzi, davvero popolari. Secono Pierluigi, "nun se spende na sega..."
arredi al ristorante "El Che" |
Raffinatissimi chef all'opera. Noblesse oblige... |
Il 2 novembre, sbrighiamo le pratiche e mettiamo i becchi delle mukkecrukke verso sud, finalmente sulla mitica Panamericana. La notte "ha da passà" a Puerto Talara, ormai in Perù, paese decisamente più arretrato.
Il viaggio, continua...
Mukke italike al confine Ecuador-Perù |
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